“E
pensare che volevo restare
a casa!”, si disse Christine mentre
con la lingua seguiva il profilo del seno di... mmm... Elisabeth? Non
se lo ricordava, e comunque non le importava poi molto. Aprì la
bocca e avvolse un capezzolo con le labbra, succhiando e mordendo.
La risposta del corpo dell'amante fu immediata: si inarcò, e un gemito profondo, quasi animalesco, le sfuggì dalla gola. «Oh Dio! Sì!»
Le labbra di Christine si curvarono in un sorriso malizioso e iniziò a scendere verso il ventre della sua partner. Sapeva di essere bella. No, non bella, mozzafiato e assolutamente consapevole di esserlo. Madre cubana e padre finlandese avevano creato un mix esplosivo: alta, magra – ma formosa –, capelli neri e occhi verdi. Faceva girare non poche teste quando passeggiava per il centro. La compagnia notturna non le era mancata mai, che si trattasse di uomini o donne, le cadevano tutti ai piedi. Be’, non proprio tutti. La ragazza sotto di lei non l'aveva nemmeno notata la prima volta che si erano incrociate. Forse era per questo che aveva continuato ad andare in quel locale tutte le sere per una settimana. Diciamo pure che alla fine ne era valsa la pena...
Infilò la lingua nell'ombelico e afferrò con due dita un capezzolo. Appena lo strinse, Elisabeth – sì, aveva decisamente il sapore di una Elisabeth – si inarcò ancora di più, puntò i piedi sul letto e sollevò le ginocchia, in modo da spingere il bacino verso il seno sodo di Christine. Sentì la ragazza aprirsi maggiormente non appena fece scivolare una mano sotto il sedere afferrandole una natica con forza. Appoggiò il pollice sul clitoride turgido e insinuò con decisione due dita nel profondo del sesso di Elisabeth. Era calda, e morbida, e bagnata fradicia. Si chinò ad assaggiare il suo succo, leccando una piccola goccia che le era sfuggita dalle dita.
Elisabeth era in visibilio. Ansimava e si contorceva spingendo i fianchi a ritmo contro le dita di Christine. «Sì! Sì! Così! Di più... voglio di più... scopami più forte!»
Non se lo fece ripetere. Insinuò un dito nello sfintere di Elisabeth, la quale annaspò un attimo, ma si riprese non appena Christine poggiò la bocca sul suo clitoride e iniziò a succhiare voracemente, spingendo con forza le dita nel suo sesso e, contemporaneamente, nel suo ano.
Elisabeth aveva un sapore stupendo, a metà tra il dolce e il salato. Era completamente depilata e aveva un piccolo neo proprio sopra la fessura… Incantevole.
Christine stuzzicò la punta con la lingua – piccoli tocchi molto lievi –, mentre succhiava il clitoride come se fosse un pene. Infilò un terzo dito nel sesso dell'amante e un secondo nell'ano, cercando di andare più a fondo possibile, in cerca del centro del suo piacere. Sentì il corpo della sua partner tendersi e tremare, e aumentò il ritmo finché l'orgasmo non esplose in un urlo liberatorio. Christine si staccò solo quando la sentì rilassarsi.
«Mio Dio... è stato... Wow!» mormorò la ragazza, ancora a corto di fiato.
Ma Christine non era ancora venuta e non le avrebbe permesso di addormentarsi...
♥ ♥
♥ ♥ ♥
Elisabeth
era sconvolta. Piacevolmente sconvolta. Con Amber – la sua
ex – era tutto molto più... tranquillo... quasi noioso. Per Amber
era tutto bianco o nero, nessuna sfumatura. Per questo si trovava in
quella situazione: Amber non aveva accettato l'idea che potesse
esserci una risposta diversa da un sì o un no, e l'aveva lasciata.
“Peggio per lei... anche se, per come è andata, forse dovrei mandarle dei fiori per ringraziarla!” Si stiracchiò rumorosamente e abbassò lo sguardo verso Christine, che se ne stava in ginocchio tra le sue cosce. La vide infilarsi due dita in bocca, succhiandole in maniera sensuale. «Dio... sei bellissima!»
Christine sorrise maliziosa. «Elisabeth, giusto? Sai di buono... mmm... Piccola, non addormentarti, non abbiamo ancora finito…» E così dicendo si mise carponi e, posandole piccoli baci sulla pelle calda e sudata, salì fino ad infilarle voracemente la lingua in gola. «Ora tocca a te... fammi vedere cosa sai fare...»
Si sollevò a sedere e, pochi istanti dopo, Elisabeth sentì il peso delle ginocchia di Christine ai lati della sua testa e il calore del suo sesso sulla faccia. Da quella prospettiva poteva osservarla bene: era davvero la donna più sensuale che avesse mai visto. Trasudava lussuria e piacere da ogni poro. Non che Elisabeth fosse brutta, anzi, ma aveva perso la capacità di corteggiare una donna, dato che aveva passato in assoluta monogamia gli ultimi sette anni.
Quando, poche ore prima, Christine le si era avvicinata dicendole di averla notata qualche sera addietro era rimasta a bocca aperta, un po' perché non si ricordava di averla mai vista –cosa per cui si era presa mentalmente a calci –, un po' perché non era più abituata ad essere abbordata. E le more neanche le piacevano! Amber era completamente diversa, ma loro erano complementari, fisicamente e caratterialmente. Le faceva ancora un male cane pensare alla sua ex, soprattutto in quel momento, con la personificazione del sesso che le premeva la fica sulla faccia, supplicandola di scoparla. Doveva essere davvero stupida. Decise che doveva abbandonare quei pensieri e concentrarsi su Christine.
Aprì le labbra e insinuò la lingua nella fessura bagnata, penetrandola con decisione, mentre afferrava le natiche dell'amante con entrambe le mani e le infilava due dita nello sfintere. Sentì i muscoli dei glutei contrarsi e allargarsi intorno alle sue dita e rimase ferma un attimo, dando a Christine il tempo di abituarsi a quell'intrusione, poi prese a spingere in sincrono con la lingua.
Christine muoveva i fianchi avanti e in dietro, accarezzandosi i seni, tirando e strizzandosi i capezzoli, gemendo e ansimando. Pochi istanti e venne. Fu un orgasmo lungo e potente. Si abbassò e baciò Elisabeth con passione: le lingue che danzavano frenetiche, le mani che accarezzavano – o almeno, ci provavano – ogni centimetro dei loro corpi, le gambe intrecciate con le cosce che strusciavano sui sessi di nuovo bagnati. Vennero ancora e ancora, finché non furono sfinite.
♥ ♥
♥ ♥ ♥
All'alba
si rivestirono in silenzio. Christine prese in mano lo smart-phone
per controllare le chiamate perse, ed Elisabeth si agitò, pensando
che volesse scambiare i contatti.
Christine la osservò di sottecchi, ridacchiando del suo sguardo terrorizzato, ripose il cellulare nella borsa e le lanciò un'occhiata complice, strizzandole un occhio.
Elisabeth non poté reprimere un sospiro di sollievo: non voleva una storia e non voleva sentirsi obbligata a inventare una scusa banale per non rivederla. Era stata bene, si era divertita e –Dio! – il sesso era stato pazzesco, ma niente di più. In realtà, quella notte le era servita a rimettere ordine nelle sue idee e ora sapeva esattamente cosa voleva e, cosa non da poco, che lo voleva subito. Salutò Christine velocemente. «Be’... allora ciao! E... grazie...»
«Prego! Ci si vede in giro...» la salutò l’altra, senza troppa convinzione.
Elizabeth la osservò allontanarsi velocemente lungo il marciapiede deserto. In un attimo le passarono davanti agli occhi gli ultimi due mesi: i fiori, l'anello, le litigate furiose, i pianti, lei.
Lei che piangeva, urlava, rideva e piangeva ancora. Lei che le chiedeva “Perché no?” con gli occhi gonfi e il cuore spezzato. Lei che faceva le valigie, radunava le sue cose e se ne andava.
Afferrò il telefono e compose quel numero tanto familiare. Attese a lungo in preda all'ansia e quando sentì il «Pronto?» assonnato, parlò tutto d'un fiato: «C...Ciao, sono io. Lo so che è tardi, o forse presto, ma avevo bisogno di parlarti. Non dire niente, ascolta e basta, okay? Ti amo. Lo so, sono stata una stronza, ma ti amo. Ti amo dalla prima volta che mi sei finita addosso in metro. Ti ho sempre amata, e non smetterò mai di farlo. Anche quando ti mangi le unghie o ti dimentichi di fare la spesa. Anche quando mi chiami per dirmi che tua madre viene a trovarci per un paio di giorni e invece si ferma un mese. Anche quando mi giuri che faremo sesso sfrenato e poi ti addormenti come un sasso perché sei stanca morta. Ti amo. Non posso pensare di vivere neanche un altro giorno senza di te. Quindi te lo chiederò io questa volta, e vorrei che riflettessi con calma prima di rispondere: mi vuoi ancora sposare?»